Il documento pubblicato sul Web, poi l’affondo anti-cospirazionisti: “Finito il tempo delle sciocchezze. Adesso affrontiamo le sfide vere”
WASHINGTON
Barack Obama ha deciso di mettere fine alle polemiche sulla sua nascita rendendo pubblico il suo certificato di nascita in forma estesa, dal quale si evince che il presidente è effettivamente nato negli Stati Uniti e dunque è stato eletto legittimamente. «La questione va avanti da due anni e mezzo. Normalmente non commenterei, ho altro da fare», ha detto Obama in una dichiarazione nella sala stampa della Casa Bianca, «e da due anni e mezzo guardo con divertimento e stupore». Il movimento dei “birther” sostiene che Obama sarebbe nato all’estero e la sua elezione sarebbe quindi illegale, poiché la costituzione precisa che il presidente dev’essere nato negli Stati Uniti.
Il certificato reso noto oggi dalla Casa Bianca, firmato dall’ostetrico e dalla madre, conferma che Barack Hussein Obama II è nato alle 7.24 pomeridiane del 4 agosto 1961 a Honolulu, figlio di Barack Hussein Obama e Stanley Ann Dunham, studenti. La Casa Bianca ha espressamente richiesto il certificato in forma estesa, che lo stato delle Hawaii generalmente non rende pubblico. Finora era disponibile solo un estratto.
In una breve dichiarazione, dai toni insolitamente duri, Obama ha detto che la decisione di rendere pubblico il certificato è stata presa adesso per non distrarre il paese con polemiche mentre infuria il dibattito sul deficit di bilancio e l’economia continua ad arrancare. «Non abbiamo tempo per questo genere di sciocchezze, abbiamo dei grandi problemi da risolvere». Problemi che per Obama «possiamo risolvere, ma non se siamo distratti, se passiamo il tempo a darci contro, a dire che i fatti non sono fatti». Il presidente non ha fatto direttamente riferimento ai “birther” ma ha parlato di «imbonitori da circo». E non ha tralasciato un affondo contro i media: «Durante la settimana in cui la Camera repubblicana ha proposto un bilancio che ha potenzialmente conseguenze profonde, la notizia che dominava non era sulle scelte che dobbiamo affrontare come nazione, ma sulla mia nascita. E questo anche sulle reti che sono qui adesso».
La polemica era cominciata da prima dell’elezione di Obama alla presidenza nel 2008, quando frange della destra del partito repubblicano avevano cominciato a diffondere, principalmente attraverso siti e blog vicini all’ultraconservatorismo, la voce che Obama fosse nato in Kenya, il paese di suo padre. Il movimento aveva poi preso il nome di “birther” da “birth”, nascita, chiedendo che lo stato delle Hawaii rendesse pubblico un certificato più comprensivo dell’estratto pubblicato durante la campagna elettorale. La questione non è mai scomparsa, nonostante la pubblicazione del documento, persino con voci che arrivavano a dire che Obama è in realtà musulmano, non cristiano protestante, e che la sua autobiografia (I sogni di mio padre: un racconto sulla razza e l’eredità”) è un falso. E ha trovato nuova forza quando il costruttore Donald Trump ha cominciato a presentarsi come possibile concorrente alla nomination repubblicana del 2012 facendo della nascita di Obama il suo cavallo di battaglia. Fino a quando Obama ha deciso di dire basta, ma senza farsi illusioni: «Ci sarà qualcuno che non sarà convinto», ha detto. Secondo un sondaggio della Cnn, prima della pubblicazione del certificato in forma estesa, il 75 per cento degli americani pensava che Obama fosse nato negli Stati Uniti. Ma tra gli elettori repubblicani , ben il 40 per cento credeva che Obama non fosse nato in America.
FONTE:LaStampa.it
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